Rischio chimico in azienda: valutazione e classificazione

In questo articolo:

In ogni azienda, piccola o grande che sia, il rischio chimico è un elemento presente e spesso sottovalutato. Non sempre visibile, non sempre riconoscibile, può rappresentare una seria minaccia per la salute dei lavoratori e la sicurezza dell’ambiente lavorativo.

Dove esiste la presenza del rischio chimico sul lavoro? Pensateci un attimo: detergenti industriali, solventi, vernici, prodotti per la pulizia, sostanze corrosive o esplosive si usano in quasi tutti gli ambienti di lavoro. Eppure, ancora oggi, molte imprese trascurano l’importanza di una valutazione accurata e di una classificazione puntuale di queste sostanze, esponendo i propri dipendenti a rischi evitabili.

Rischio chimico in azienda

Cos’è il rischio chimico nel lavoro?

Che cosa si intende per rischio chimico

Il rischio chimico si riferisce alla possibilità che l’esposizione a sostanze chimiche presenti sul luogo di lavoro provochi danni alla salute. Gli effetti possono variare da irritazioni cutanee o respiratorie fino a patologie più gravi come tumori o avvelenamenti.

Le forme di esposizione possono essere:

  • Inalazione di gas o vapori tossici
  • Contatto cutaneo con sostanze irritanti o corrosive
  • Ingestione accidentale di contaminanti
  • Assorbimento attraverso la pelle

Una distinzione fondamentale: il pericolo è la caratteristica intrinseca della sostanza di causare danni, mentre il rischio misura la probabilità e la gravità con cui il danno si verifica.

Normativa di riferimento per la gestione del rischio chimico

La valutazione del rischio chimico è obbligatoria ai sensi di:

Questi strumenti normativi stabiliscono criteri chiari su come gestire le sostanze pericolose, classificare il rischio e proteggere i lavoratori.

Quando si valuta il rischio chimico?

La valutazione del rischio chimico non è mai un’operazione “una tantum”, ma un processo dinamico che deve seguire l’evoluzione dei materiali, dei processi e delle conoscenze.

Il rischio chimico va valutato ogni volta che si introducono in azienda nuove sostanze chimiche nel ciclo produttivo o quando cambia il processo lavorativo. Lo stesso vale anche se cambiano i dispositivi di protezione collettiva o individuale.

La valutazione va anche aggiornata in base a nuove normative, nuovi dati tossicologici disponibili, incidenti o quasi incidenti accaduti, variazioni nei quantitativi manipolati.

Può essere richiesto a seguito di ispezioni o audit da parte degli enti di controllo (ASL, INAIL, Ispettorato del Lavoro).

Secondo il D.Lgs. 81/08, la valutazione del rischio deve essere aggiornata almeno ogni 2-3 anni, oppure immediatamente ogni volta che si verificano cambiamenti rilevanti nell’organizzazione del lavoro o nei pericoli presenti.

Valutazione del rischio chimico in azienda: le fasi

Mappatura e identificazione degli agenti chimici presenti

La prima operazione è identificare tutte le sostanze chimiche presenti nei processi aziendali, consultando schede di Sicurezza aggiornate, etichette dei prodotti, registro delle sostanze utilizzate.

Analisi delle caratteristiche di pericolo

Ogni sostanza va analizzata per in base alle seguenti caratteristiche: tossicità, infiammazione, corrosività, cancerogenicità. Bisogna considerarne anche gli effetti dei pericoli per la salute a lungo termine (bioaccumulo, mutagenesi).

Valutazione dell’esposizione ad agenti chimici

Un’accurata stima dell’esposizione prevede di raccogliere dati su:

  • durata e frequenza dell’uso
  • concentrazione della sostanza nell’aria
  • presenza o assenza di sistemi di aspirazione

Definizione del livello di rischio chimico

L’esito della valutazione si traduce in un indice di rischio che permette di adottare misure di sicurezza calibrate.

Un rischio chimico è detto irrilevante quando il pericolo esiste sulla carta, ma l’esposizione reale è così minima e ben gestita che non si trasforma mai in un danno vero per il lavoratore.

Rischio chimico in azienda

Come classificare il rischio chimico

Criteri di classificazione

La classificazione tiene conto di:

  • Pericolosità intrinseca delle sostanze

  • Modalità d’uso e quantità manipolate nelle attività lavorative

  • Livelli di esposizione e misure preventive esistenti

Esempio pratico: un solvente cancerogeno usato per poche ore alla settimana con maschera protettiva rientra comunque in un rischio per la salute classificato “alto”.

Livelli di rischi per la sicurezza e la salute dei lavoratori

  • Basso: esposizione rara e controllata

  • Moderato: esposizione regolare, ma con protezioni efficaci

  • Alto: esposizione significativa a sostanze estremamente pericolose

Misure di prevenzione e protezione: cosa fare in azienda

Per ridurre il rischio chimico è necessario sostituire, dove possibile, i prodotti chimici pericolosi con sostanze meno dannose e usare sistemi di protezioni collettive come la ventilazione localizzata, aspirazione forzata, contenitori a tenuta.

La formazione dei lavoratori è fondamentale! Occorre organizzare corsi periodici sull’uso corretto delle sostanze chimiche, l’interpretazione delle schede di sicurezza e le tecniche di primo soccorso in caso di incidente.

Bisogna fornire i Dispositivi di Protezione Individuale (DPI) e formare ad un uso corretto di guanti resistenti agli agenti chimici, maschere con filtri specifici, occhiali protettivi, tute impermeabili.

Perché la valutazione del rischio chimico è un investimento e non un costo

Il datore di lavoro deve investire in sicurezza per ridurre

  • infortuni sul lavoro e malattie professionali
  • assenteismo
  • costi assicurativi
  • sanzioni legali

La valutazione del rischio chimico soprattutto dimostra attenzione verso il benessere delle persone, migliorando il clima aziendale e la reputazione dell’impresa sul mercato.

Se vuoi costruire un’azienda davvero competitiva, inizia da una gestione consapevole del rischio chimico.

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