DPI è una sigla che in un cantiere, un reparto ospedaliero o nella sala macchine suona come una promessa di protezione ed una responsabilità concreta.
Immaginate in una mattina di pioggia un operaio che sale su una scala, un infermiere che si prepara per l’assistenza, un tecnico che manipola sostanze. In tutti questi gesti quotidiani i DPI (Dispositivi di Protezione Individuale) sono l’ultimo argine tra la persona e il rischio.
Cosa sono i DPI: significato e importanza
Per DPI si intendono le attrezzature destinate a essere indossate o tenute dal lavoratore per proteggerlo dai rischi legati all’attività lavorativa. Possono essere un casco, occhiali, guanti, tute, respiratori, ecc..
La normativa italiana e le linee guida sanitarie stabiliscono che i DPI devono essere scelti in base alla valutazione dei rischi, devono essere idonei alla persona e al compito, e devono essere mantenuti in efficienza. Queste responsabilità sono chiaramente definite nella normativa nazionale e nelle indicazioni tecniche per la sicurezza e la salute del lavoratore.
A cosa servono i DPI
I DPI servono allo scopo di proteggere il lavoratore ambienti di lavoro a rischio. Hanno la funzione di ridurre l’esposizione a pericoli residui quando le misure collettive (barriere, sistemi di aspirazione, segnaletica) non sono sufficienti o non applicabili.
Si usano sempre quando la valutazione del rischio lo richiede. Si usano nei lavori in quota (imbracature per cadute dall alto), in attività con esposizione a rumore (otoprotettori), movimentazione di agenti chimici (guanti e respiratori), contatto con fluidi biologici (DPI sanitari come camici, maschere e guanti monouso).
Quando si usano i DPI nei luoghi di lavoro? Questo aspetto è stabilito dal documento di valutazione dei rischi e il datore di lavoro, di norma in accordo con RSPP e medico competente.
Marcatura CE e documentazione, verbale di consegna
Tutti questi dispositivi devono essere conformi ai requisiti essenziali e, quando previsto, i DPI devono essere marcati CE con relativa dichiarazione di conformità del produttore.
In azienda occorre conservare la documentazione tecnica e redigere il verbale di consegna DPI. Quest’ultimo è un modulo firmato che attesta la consegna al lavoratore e le istruzioni per utilizzarli correttamente; va aggiornato ad ogni sostituzione o reintegro.
Chi fornisce i dispositivi di protezione individuale al lavoratore?
Il datore di lavoro è tenuto a fornire gratuitamente i DPI ai lavoratori. Deve inoltre garantirne manutenzione, sostituzione e addestramento, e a vigilare sul corretto uso: è la pietra angolare della responsabilità in materia di sicurezza sul lavoro.
Conservare il verbale di consegna e verificare periodicamente l’idoneità dei dispositivi è pratica obbligatoria e prudente.
Quali sono i dpi forniti ai lavoratori
Gli esempi di DPI sono numerosi e variano in base al tipo di rischio da prevenire.
I DPI per la protezione delle mani comprendono guanti specifici per ogni attività. Esistono quelli antitaglio, resistenti agli agenti chimici, termoresistenti, isolanti per lavori elettrici o monouso in nitrile/latex per usi sanitari. I DPI guanti sono una delle dotazioni più diffuse, fondamentali tanto per la protezione industriale quanto in ambito sanitario, dove si aggiungono mascherine e camici per garantire igiene e sicurezza.
Quali sono i dpi per l’udito? Ci sono gli otoprotettori DPI, dispositivi studiati per salvaguardare l’udito dall’esposizione a rumori elevati. Si tratta di tappi auricolari modellabili o preformati e cuffie antirumore ad alta attenuazione, scelti in base ai decibel rilevati. Tra i dpi per l’udito rientrano anche sistemi elettronici attivi che riducono selettivamente le frequenze dannose, ideali dove la comunicazione verbale è essenziale ma l’esposizione al rumore resta elevata.
I DPI sanitari in generale comprendono tutte le protezioni delle vie respiratorie e contro gli agenti biologici: guanti, mascherine, visiere, camici, copricapo e talvolta calzari. I DPI per OSS (operatori socio-sanitari) includono guanti monouso, mascherine chirurgiche o FFP2, occhiali o visiere e camici idrorepellenti, indispensabili per prevenire il contatto con fluidi biologici.
Categorie dei DPI: I, II e III
I dispositivi sono classificati in tre categorie in base alla gravità del rischio che devono prevenire. Scopriamo come si differenziano e quali sono gli esempi di dpi per ogni categoria.
- Categoria I per rischi minimi, sono DPI di prima categoria occhiali da sole, guanti da giardinaggio.
- Categoria II per rischi intermedi, sono DPI di seconda categoria caschi, occhiali di protezione per lavori comuni.
- Categoria III per rischi che possono causare danni gravi o irreversibili come morte o lesioni permanenti. Sono DPI di terza categoria respiratori per agenti tossici, imbracature anticaduta, le tute per sostanze chimiche altamente pericolose e protezioni balistiche o per rischi letali. Sono i dispositivi per i quali la conformità richiede l’intervento di un Organismo Notificato e una documentazione tecnica dettagliata.
La classificazione e la scelta dei DPI segue il Regolamento UE sui DPI. La categoria condiziona iter di certificazione e responsabilità del fabbricante.
Formazione: il “corso DPI 3 categoria” e obblighi formativi
Per i DPI, e in particolare per quelli di Categoria III, la formazione e l’addestramento all’uso corretto sono obbligatori. Ne sono un esempio quello sulla caduta dall’alto, quello sui lavori temporanei in quota e quello su APVR.
Il datore di lavoro deve fornire informazione, formazione e addestramento specifico sull’uso, la manutenzione e la conservazione dei dispositivi. Molti enti erogano corsi specifici per l’uso di imbracature o respiratori, con prove pratiche e attestati; l’efficacia della formazione è parte integrante della conformità normativa.