Basta una scintilla per scatenare un incendio. Può essere un guasto elettrico, un macchinario surriscaldato o una semplice disattenzione. In pochi secondi le fiamme possono diffondersi, mettendo in pericolo vite umane e causando danni irreparabili a strutture e beni. In questi momenti, la differenza tra un evento gestibile e una tragedia irreversibile la fa la presenza di un impianto antincendio efficiente.
Questi sistemi non sono un optional, ma una vera e propria barriera di protezione, studiata per rilevare il fuoco, dare l’allarme e intervenire rapidamente. In Italia la loro installazione e gestione è regolata da norme precise che mirano a garantire la sicurezza in luoghi pubblici e privati, sul posto di lavoro e negli edifici ad alto affollamento.
Quali sono gli impianti di protezione antincendio
Gli impianti antincendio si dividono in protezione attiva e protezione passiva.
La protezione attiva comprende tutti i sistemi che entrano in funzione durante l’incendio, tra questi impianti sprinkler, reti idranti o sistemi a gas. La protezione passiva riguarda elementi strutturali e materiali resistenti al fuoco che limitano la diffusione delle fiamme, come porte tagliafuoco e compartimentazioni.
Un sistema efficace integra entrambe le tipologie, adattandosi alle esigenze specifiche dell’edificio e al livello di rischio.
Un impianto antincendio come funziona?
Il principio di funzionamento di un impianto antincendio si fonda su tre azioni principali:
- rilevare il pericolo,
- avvisare le persone presenti,
- avviare le procedure di spegnimento.
Tutto inizia con i sensori di rilevazione che individuano fumo, calore o fiamme e trasmettono il segnale a una centralina di controllo. Da qui, si attivano dispositivi di allarme visivi e sonori. Se previsto parte in automatico il sistema di spegnimento, che può essere ad acqua, a gas inerte, a schiuma o con altre sostanze estinguenti.
Lo scopo è rallentare la propagazione delle fiamme, guadagnare tempo prezioso per l’evacuazione e ridurre i danni fino all’arrivo dei Vigili del Fuoco.
Impianto antincendio: schema tipico
Impianti antincendio e progettazione
La progettazione degli impianti antincendio è un processo complesso che richiede competenze tecniche e conoscenza delle normative.
Viene eseguita da professionisti abilitati e iscritti negli elenchi del Ministero dell’Interno, partendo da una valutazione del rischio incendio che considera fattori come destinazione d’uso, carico d’incendio, numero di occupanti e vie di fuga.
Il progetto deve rispettare le norme UNI e le linee guida dei Vigili del Fuoco, garantendo efficienza e conformità.
Manutenzione impianti antincendio
La manutenzione è un pilastro fondamentale della sicurezza in caso di emergenza. Un sistema antincendio deve essere ispezionato e testato regolarmente per assicurare che funzioni correttamente.
Le verifiche comprendono controlli visivi frequenti, test funzionali programmati e registrazione di ogni intervento nel registro antincendio, un documento obbligatorio in molte attività.
Quando è obbligatorio un impianto antincendio?
La legge impone l’installazione di un impianto antincendio in tutte le strutture considerate a rischio elevato, come ospedali, scuole, alberghi, teatri, grandi autorimesse e impianti industriali con lavorazioni pericolose.

Impianti antincendio: normativa, cosa prevede la legge
Cosa dice la normativa antincendio? In Italia, la normativa sugli impianti antincendio è articolata e copre ogni fase: dalla progettazione alla messa in esercizio, fino alla manutenzione periodica. Il riferimento principale è il Decreto Legislativo 81/08 (Testo Unico sulla sicurezza sul lavoro), che impone al datore di lavoro di adottare tutte le misure necessarie per prevenire e proteggere i lavoratori dal rischio incendio.
A questo si affiancano norme tecniche e decreti specifici emanati dal Ministero dell’Interno. Tra questi il DM 3 agosto 2015 (Codice di Prevenzione Incendi), che definisce criteri di progettazione e requisiti minimi per gli impianti.
La legge stabilisce che l’impianto antincendio deve essere dimensionato e progettato in base alla valutazione del rischio incendio, tenendo conto della:
- destinazione d’uso dell’edificio,
- del numero di occupanti e
- del carico d’incendio presente.
Ogni componente, dalla rete idrica antincendio ai sistemi automatici di spegnimento, deve rispettare standard di qualità e sicurezza certificati.
Chi può installare impianti antincendio?
Il quadro normativo è stato aggiornato nel 2021 con i cosiddetti “Decreti Controlli” (DM 1 settembre 2021, DM 2 settembre 2021 e DM 3 settembre 2021), che regolano in modo dettagliato la gestione della sicurezza antincendio nei luoghi di lavoro. Questi stabiliscono che gli impianti devono essere installati da aziende abilitate ai sensi del Decreto Ministeriale 37/2008, mantenuti in efficienza con controlli periodici e sottoposti a verifiche funzionali in conformità alle norme UNI e EN di settore.
La normativa italiana sugli impianti antincendio non si limita a indicare quando installarli, ma definisce come progettarli, chi può installarli, quali controlli devono essere effettuati e chi deve essere formato per utilizzarli, garantendo così una protezione concreta contro il rischio incendio.
Quando è obbligatorio il registro antincendio?
Il registro antincendio è obbligatorio per tutte le attività soggette ai controlli di prevenzione incendi dei Vigili del fuoco previsti dal DPR 151/2011, ossia quelle classificate a rischio e tenute a ottenere il Certificato di Prevenzione Incendi (CPI).
In questo documento devono essere annotate in modo puntuale tutte le operazioni di controllo, manutenzione e verifica degli impianti e delle attrezzature antincendio, come estintori, idranti, sistemi di rilevazione e sistemi di allarme.
L’obbligo è stabilito anche dal DM 1 settembre 2021, che impone la tenuta aggiornata del registro come prova della regolare gestione della sicurezza e come strumento fondamentale durante eventuali ispezioni dei Vigili del Fuoco.
Quando è obbligatoria la formazione antincendio
La formazione antincendio in Italia è obbligatoria ogni volta che in un’azienda o in un’attività sono presenti lavoratori, indipendentemente dal settore, e il datore di lavoro designa uno o più addetti alla prevenzione incendi, lotta antincendio e gestione delle emergenze ai sensi dell’art. 18 e 43 del D.Lgs. 81/08.
Non si tratta di un’opzione: il datore di lavoro deve nominare gli addetti e garantire loro una formazione specifica. L’obbligo si applica a tutte le tipologie di attività, con un percorso formativo che varia in base al livello di rischio incendio individuato nella valutazione dei rischi aziendale.
C’è il corso di formazione di livello 1 (rischio basso) per attività con limitate sostanze infiammabili e bassa probabilità di incendio. Il corso di formazione di livello 2 (rischio medio) per attività con presenza di sostanze combustibili o moderate possibilità di propagazione. Quello di livello 3 (rischio alto) è per attività con lavorazioni pericolose, grandi affollamenti o presenza di materiali altamente infiammabili.
La normativa di riferimento è stata aggiornata con il DM 2 settembre 2021, che ha ridefinito i contenuti minimi dei corsi, le durate e la periodicità degli aggiornamenti (almeno ogni 5 anni). I corsi devono includere sia moduli teorici (norme di prevenzione, procedure di emergenza) sia moduli pratici (uso di estintori, idranti, tecniche di evacuazione).
La formazione antincendio è obbligatoria per tutti gli addetti designati alla lotta antincendio, per il datore di lavoro se ricopre direttamente il ruolo di addetto antincendio. Tutto si svolge con corsi e aggiornamenti periodici proporzionati al rischio dell’attività.
Importanza degli impianti antincendio
Oltre a essere un requisito legale, un impianto antincendio rappresenta una garanzia di protezione per persone, beni e continuità operativa.
Un incendio può causare danni materiali, interruzioni di attività e gravi conseguenze reputazionali. Investire in un sistema antincendio efficiente e in specifici corsi di formazione adeguati (significa ridurre al minimo le conseguenze di un evento imprevisto.