Spazi confinati: definizione, normativa, corsi di formazione

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Dietro un tombino aperto, una botola o l’ingresso di un serbatoio industriale si nasconde un mondo silenzioso ma insidioso: gli spazi confinati. Questi sono ambienti di lavoro dove pochi minuti possono fare la differenza tra la vita e la morte: luoghi angusti, con aria irrespirabile o accessi difficili, dove la fretta e l’improvvisazione non sono ammesse.

Ogni intervento richiede preparazione, strumenti adeguati e regole ferree. Perché la sicurezza sul lavoro qui non è un optional ma una condizione imprescindibile per tornare a casa sani e salvi.

 Spazi confinati

Cosa si intende per spazi confinati?

Secondo la definizione per spazio confinato si intende un ambiente limitato, non progettato per la permanenza continuativa di persone, con accessi ristretti e condizioni che possono rendere pericolosa la permanenza o il soccorso.

Tipiche situazioni sono serbatoi, silos, condotte, fosse, pozzetti e spazi in cui l’atmosfera può avere carenza di ossigeno o contaminata da gas, vapori o polveri. In Italia il concetto è affrontato nel Testo Unico sulla sicurezza (D Lgs. 81/08) e in documenti tecnici che descrivono gli ambienti sospetti di inquinamento, richiamando la necessità di procedure specifiche e di personale formato.

Come riconoscere uno spazio confinato

Per riconoscere questi luoghi guarda la forma e la funzione. Ci sono aperture molto strette, assenza di aerazione naturale, punti dove possono accumularsi sostanze pesanti o gassose, residui organici in decomposizione e difficoltà a estrarre rapidamente una persona.

Un criterio pratico è la difficoltà di evacuazione: se non è possibile rimuovere agevolmente un lavoratore incosciente, quel luogo va considerato a rischio elevato. In presenza di dubbi, si deve isolare l’area e non consentire l’accesso fino a che non siano predisposte ventilazione forzata, misurazioni atmosferiche e un piano di recupero con personale addestrato.

Formazione per spazi confinati: corsi per operatori specifici

Il corso per operatori in spazi confinati deve essere specifico e comprovato combinando informazioni, formazione e addestramento. Deve integrare modulo giuridico, moduli tecnici su misure preventive e un robusto addestramento pratico. Saranno previste verifiche di apprendimento, prove di ventilazione, esercitazioni con autorespiratori, simulazioni di recupero con imbracature e uso degli strumenti di monitoraggio dell’aria.

L’obiettivo non è solo trasferire nozioni, ma creare competenze operative verificabili. Va sviluppata la capacità di riconoscere rischi specifici, scegliere e usare correttamente i DPI, applicare procedure di lavoro sicure e attivare il piano di emergenza.

Durata corso spazi confinati

La durata dei corsi varia in base al livello e all’aggiornamento normativo. Il percorso iniziale dura dodici ore, con una quota significativa dedicata alla pratica; corsi abilitanti o avanzati possono richiedere più tempo.

L’aggiornamento è fondamentale e, salvo novità specifiche, viene raccomandato con cadenza quinquennale o in caso di modifiche agli impianti o alle procedure.

Prima di iscrivere il personale verifica sempre i programmi ufficiali e le indicazioni aggiornate degli accordi Stato‑Regioni o degli enti formatori riconosciuti.

DPI per spazi confinati 

I DPI essenziali per i lavori in spazi confinati includono autorespiratori o maschere idonee alla natura del contaminante, imbracature e cinture di sicurezza, dispositivi per il recupero (argani, reti, sistemi di sollevamento) e strumenti per la rilevazione continua dell’atmosfera con soglie d’allarme.

Quali sono i requisiti minimi per l’accesso in spazi confinati

I requisiti minimi per l’accesso comprendono la documentazione della valutazione del rischio, la verifica e il monitoraggio dell’aria con strumenti tarati, la ventilazione o il risanamento, la presenza di personale addestrato al soccorso, procedure scritte, un presidio di vigilanza e la prova periodica delle manovre di emergenza.

Spazi confinati

Qual è la legge che norma gli spazi confinati

Quali prescrizioni prevede il D.Lgs. 81/08

Il quadro normativo italiano ruota attorno al Testo unico sulla sicurezza: quali prescrizioni prevede il d.lgs. 81/08 per i lavori in ambienti confinati o sospetti di inquinamento? Tale decreto impone una valutazione documentata dei rischi, il divieto di accesso se l’atmosfera non è stata resa sicura, la ventilazione o il monitoraggio continuo, la predisposizione di misure di recupero che permettano l’estrazione agevole di un lavoratore privo di sensi, e l’uso di dispositivi di protezione quando necessario.

Articoli specifici indicano inoltre che in presenza di dubbi si devono utilizzare cinture di sicurezza e garantire la sorveglianza costante: tutto deve essere scritto e verificabile tramite prove e registrazioni.

Cosa disciplina il DPR 177/2011 e quali obblighi prevede?

Il DPR 177/2011 rappresenta un’ulteriore tappa fondamentale nella normativa italiana riguardante la sicurezza nei spazi confinati o ambienti sospetti di inquinamento, come definiti dal D.Lgs. 81/08. Questo decreto è stato introdotto per rispondere a incidenti gravi avvenuti proprio in questi contesti, con l’obiettivo di elevare gli standard di sicurezza e ridurre drasticamente il rischio di infortuni mortali o gravi.

Una delle principali novità del dpr 177 sugli spazi confinati è l’obbligo per le aziende di dimostrare che il personale impiegato in questi ambienti possieda una comprovata esperienza, che deve coprire almeno il trenta percento della forza lavoro impegnata, con almeno tre anni di attività documentata in operazioni analoghe. Tutti i lavoratori devono aver seguito una formazione specifica, che comprenda sia la parte teorica sia quella pratica, con particolare attenzione alle procedure di sicurezza, all’uso corretto dei dispositivi di protezione individuale e alle esercitazioni per gestire situazioni di emergenza e soccorso.

Un altro aspetto rilevante previsto dal DPR riguarda l’idoneità sanitaria. I lavoratori devono essere sottoposti a una visita medica che ne certifichi la capacità fisica e psicologica. Questo è necessario per operare in ambienti confinati, dove condizioni del luogo di lavoro possono essere particolarmente gravose.

Inoltre il decreto impone l’adozione di procedure scritte per avere linee guida per ogni fase dell’attività. Dall’accesso all’ambiente fino al recupero di eventuali persone coinvolte in incidenti, garantendo così un’organizzazione chiara e controllata. Durante tutte le operazioni deve essere presente personale adeguatamente addestrato per intervenire tempestivamente in caso di gestione di emergenza.

Il DPR 177/11 sottolinea anche l’importanza del coordinamento tra le imprese, soprattutto nei casi in cui si opera con appalti o subappalti. In queste situazioni, l’impresa committente è tenuta a verificare la qualificazione dell’impresa esecutrice e a coordinare tutte le attività lavorative, in modo da prevenire i rischi derivanti dall’interferenza tra più squadre operative. In questo modo, il decreto non si limita a vietare comportamenti rischiosi, ma crea un quadro organizzativo in cui soltanto chi dimostra competenza, formazione specifica e requisiti documentati può lavorare in sicurezza all’interno degli spazi confinati.

Cosa dice il nuovo Accordo Stato-Regioni sugli spazi confinati?

Nel nuovo Accordo Stato-Regioni vengono introdotti requisiti formativi ben definiti e omogenei su tutto il territorio nazionale per chi lavora in spazi confinati o sospetti di inquinamento.

Tra le novità più significative vi è l’introduzione di un modulo formativo obbligatorio di 12 ore complessive. Questo è diviso tra parte teorica e parte pratica, per lavoratori, datori di lavoro, lavoratori autonomi impegnati in queste attività. La parte pratica assume un peso rilevante. Risulta infatti indispensabile non solo simulare emergenze e procedure operative ma anche esercitazioni reali con l’uso dei DPI di terza categoria, strumenti di rilevamento, attività di salvataggio e procedure d’ingresso/uscita.

Il nuovo accordo prevede altresì che la formazione debba essere erogata da enti accreditati. Questo deve avvenire con istruttori qualificati e mezzi adeguati, verifiche finali sia teoriche sia pratiche per accertare che le competenze siano effettivamente acquisite. In più viene stabilita una scadenza quinquennale per l’aggiornamento della formazione obbligatoria anche per chi ha già fatto il corso in precedenza.

Ulteriori disposizioni riguardano aspetti procedurali. L’Accordo insiste sul fatto che la valutazione dei rischi, la classificazione e il censimento degli spazi confinati rientrino tra gli obblighi preliminari del datore di lavoro. Le procedure operative e di emergenza vanno redatte con sufficiente dettaglio per tutte le fasi dell’attività (prima, durante e dopo l’ingresso), compresa quella del recupero del personale infortunato. Anche l’attenzione verso la sorveglianza sanitaria, i protocolli medici e la verifica delle condizioni psicofisiche degli operatori è rafforzata.

L’accordo integra e coordina le nuove norme tecniche emergenti per dare linee guida più precise su classificazione, pericoli, criteri operativi, censimento e procedure operative.


Operare in spazi ristretti non è eroismo: è pianificazione, formazione adeguata e rispetto rigoroso delle regole. Se sei datore di lavoro committente, responsabile o addetto, investi su informazione pratica, addestramento e strumenti certificati. Le misure di prevenzione si prendono sulla capacità di ridurre i rischi e di gestire l’emergenza: quella è la vera salvaguardia delle persone.

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